Lettera C

12 Risposte to “Lettera C”

  1. michela Says:

    COMPROMESSO s.m.
    E’ una parola che a me sta simpatica, non è la mia preferita ma mi sta a cuore. Ho spesso la sensazione che la si usi dandole un significato negativo. E’ un po’ come se l’essere anche il participio passato di compromettere le lasciasse addosso un alone negativo che non si riesce a togliere quando diventa un sostantivo. A me sembra che spesso ci sia quel messo in pericolo, messo a rischio che le gravita intorno, un alone che rende la parola compromesso compromessa. Io, in compromesso, ci vedo un lavoro lungo, paziente e per niente facile. Un lavoro nel quale l’altro è preso in considerazione, ascoltato, messo sullo stesso piano dell’io. Perchè si arrivi a un compromesso bisogna che questo riconoscere l’altro non avvenga però in una di quelle situazioni facili, quelle nelle quali si hanno le stesse idee, le stesse esigenze; quelle che magari ci portano anche a rallegrarci dell’aver trovato qualcuno che la pensa come noi ma non per la gioia della condivisione, solo perchè questo ci dà la convinzione di essere nel giusto. Il compromesso ha bisogno di due o più persone che non la pensano allo stesso modo ma che ci danno dentro per trovare una soluzione, un equilibrio. Il compromesso è, per me, un accordo che lascia tutte le parti contente di ciò che hanno raggiunto, è il frutto di un lavoro faticoso e impegnativo ma che forse, proprio per questo, può dare molta soddisfazione.

  2. silvia Says:

    La mia parola preferita è in assoluto “cazzo”. E non tanto per quello che volgarmente evoca, ma per la praticità che ha e l’aiuto che concede nei momenti di sconforto assassino, di momentaneo alzheimer, di gioia e sorpresa o sbalordimento.
    Se sul lavoro succede quello che al momento sembra irreparabile una sequenza di “cazzo cazzo cazzo” aiuta ad allegerire la tensione accumulata sulle spalle, scongiurando in tal modo una costosissima seduta di fisioterapia.
    E’ una parola che si adatta a molteplici significati ed usi, semplice, immediata, ti riporta immediatamente alla concretezza un po’ disarticolata del vivere quotidiano.
    Certo magari non la sbraiti in giro, ma sussurrata a mezza voce conserva comunque il suo effetto catartico.

  3. davide manini Says:

    la parola per me più affascinante è “cacao” sia per la sua sonorità che per il potere evocativo che ha su di me, avendo la capacità di rimandarmi immediatamente a sensazioni piacevoli e positive.
    Dai cucchiai colmi che sollevavo dalle scatole “svizzere” e poi rovesciavo nelle tazze di latte da piccolo, alle fumanti cioccolate dei pomeriggi invernali, alle tavole di fondente sciolte a bagno maria per farcire le torte in compagnia del mio amore..
    E poi cacao è subito Brasile, colore, calore, festa. Forse basta gia la pronuncia unita di a e o ed il pensiero si fa esotico.

  4. GIANCARLO TRAMUTOLI Says:

    CACHI?:
    Domanda imbarazzante fatta alla fine di un pranzo, quando si è ormai alla frutta.

  5. Giancarlo Tramutoli Says:

    CASERMA:
    Non sense in mattoni o in cemento armato.

  6. Jago Says:

    CREPUSCOLO:
    quel momento del giorno in cui tutto diventa irreale, quell’istante in cui anche un sogno impossibile sembra avere delle possibilità di realizzarsi. Quell’istante in cui puoi stemperare la tua tristezza, velandola di sottile malinconia.
    La parola stessa ha un’immensa carica evocativa. Richiama immagini, sensazioni,visioni di tempi e luoghi che non sono più nostri. Richiama istanti in cui l’emozione ha raggiunto vette mai concepite.
    Ma più di ogni altra cosa rappresenta quel momento in cui sei solo con la natura e, anche se solo per pochi istanti, in pace.

  7. Cristinanina Says:

    CAREZZA
    perché ce n’è bisogno, perché se ne danno poche, perché non se ne vedono più, perché quando le vediamo al cinema le vogliamo pure noi, perché cambiano il battito cardiaco, perché certe fanno arrossire e altre danno fastidio, perché a volte fanno paura, perché a volte sono necessarie, perché a volte sono troppe, perché a volte le evitiamo ma prima o poi ce ne pentiamo.

  8. GIANCARLO TRAMUTOLI Says:

    CAMICIA:
    Indumento che si indossa miagolando.

  9. noraclaudia Says:

    cuccioli
    i miei, piccoli, pelosi, caldi, bisognosi, batuffoli d’ovata animata.

  10. marisa Says:

    condividere
    istante che permette di provare e procurare un infinito piacere

  11. lucia Says:

    La parola che ho scelto è CURA.
    Cura è una parola il cui suono ti consente di abbandonarti, di accoccolarti nell’accogliente culla della “U” e di scioglierti nella circolare carezza della “A”.
    La cura, per me, ha a che fare con la bellezza.
    Regala alla vita pienezza ed intensità.
    Richiede lentezza, attenzione, rispetto e silenzio.
    Parlo della cura nel preparare una pietanza in cucina, nel dissetare il giardino, nel sistemare il colletto della camicia di chi ami.
    Parlo della presenza che richiede ascoltare chi ti parla..
    Parlo della cura nella scelta delle parole, perchè siano piene e potenti, perché siano parole che parlano.
    E poi che bello poter dire “prenditi cura di me”.

  12. Maria Says:

    COCCOMENARE: menare coccole…….

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